sabato 26 luglio 2014

Palestinesi: un popolo, un'anima

Nonostante tutti i tentativi di dividere i Palestinesi con vari dispositivi: posizionando  ceck points ad ogni ingresso delle città, costruendo il Muro dell'apartheid, o dividendo la Palestina "storica" tra Gaza, Cisgiordania ed i territori occupati nel 1948, i Palestinesi hanno ancora un'unica anima e sono un unico popolo.

Il 24 Luglio 2014 è stato un giorno da ricordare; sono state indette manifestazioni a sostegno di Gaza in ogni luogo della Palestina: a Betlemme e nei villaggi circostanti, a Nablus, Tulkarem, ad Hebron e nei villaggi dell'area, a Ramallah, a Gerusalemme e nei territori Palestinesi occupati nel 1948: Haifa, Jaffa, Nazareth ed altri luoghi ancora. A Ramallah, è stata organizzata una manifestazione che è stata ritenuta essere la più partecipata degli ultimi 10 anni con oltre 25mila persone, che si sono riunite ed hanno marciato dal campo profughi di AlAm'aari fino al campo profughi di Qalandia. 
Al ceck point di Qalandia, dove si trovavano i soldati Israeliani, i militari hanno aperto il fuoco sparando sia proiettili ricoperti di plastica, che munizioni da guerra e lanciando gas lacrimogeni.

Gaza è sotto attacco e le alte aree della Palestina si sono mobilitate contro l'occupante.
Non potete immaginare la felicità provata da noi giovani, perchè dopo la prima intifada, nel 1987, e la seconda intifada nel 2001, si era venuta a creare una stagnazione.
Era come se il governo Israeliano, volesse che ci scordassimo della questione Palestinese, e vivessimo con gli altri problemi della quotidianità, come il bisogno di denaro. Volevano che la nuova generazione si dimenticasse della Palestina e che vivessero consapevoli del fatto che Israele esiste e così deve essere.

Per me si tratta di una terza intifada, e ho sperato che ne arrivasse una per molto tempo. Molti di noi desiderano una terza intifada, una sollevazione che elimini l'occupazione, e che abbia nuovi leaders che parlino per i Palestinesi e che guidino la Palestina ad essere il miglior posto al mondo

Salam Qumsiyeh

Palestinians: One Hand, One Soul

Despite all the attempts to divide the Palestinian people, in different ways; by putting checkpoints at every city entrance, by building the apartheid wall, or by dividing historical Palestine to Gaza, Westbank and the territories occupied in 1948, the Palestinian people can still be one hand and one soul.

The 24th of July 2014 was a day to remember, demonstrations went out supporting Gaza in every spot of Palestine… in Bethlehem and the surround villages, in Nablus, in Tulkarem, in Hebron and the surround villages, in Ramallah, in Jerusalem and the Palestinian territories occupied in 1948: Haifa, Yaffa, Nazareth and other places. In Ramallah, a demonstration considered to be the hugest since the last 10 years was organized, around 25.000 people gathered that night and marched from AlAm’aari refugee camp to Qalandia refugee camp where Israeli soldiers stationed on Qalandia checkpoint started shooting them with live ammunitions, gas canisters and rubber coated steel bullets.

Gaza is under attack and the other areas in Palestine are uprising against the occupier. You can’t imagine the joy we as youth felt like, because after the first Palestinian intifada –uprising- in 1987 and the second intifada in 2001, things got idle! It was like that the Israeli government wanted us to forget about the Palestinian case, and live with other daily problems, such as collecting money for living! They wanted the new generation to forget about Palestine and to live with the fact that Israel exists and that it should be!

For me, it is a third intifada indeed, and I hoped for one since a long time. Most of us wished for a third intifada, an uprising which will result in getting rid of the occupation, and having new leaders who will speak for the Palestinian people and lead Palestine to be the best place in the world.


Salam Qumsiyeh

sabato 19 luglio 2014

Disoccupazione in Palestina

Disoccupazione in Palestina

L'Istituto Centrale di Statistica Palestinese comunica che in Palestina il 96% dei Palestinesi è scolarizzato.
Andiamo a scuola per più di 12 anni, ci iscriviamo alle Università, sia nel nostro paese che all'estero, terminiamo il corso di laurea e molti di noi si iscrivono poi ad un master.
Ma la domanda è: perchè in Palestina il tasso di disoccupazione, statistiche alla mano, si attesta attorno al 40%?

Definiamo la disoccupazione come: ciascuna persona abile al lavoro, che desidera lavorare e che sta cercando un lavoro senza riuscire a trovarlo.
Sfortunatamente la mancanza di occupazione è un problema globale e diffuso.
La rivoluzione in Egitto, per fare un esempio, è iniziata per via della mancanza di lavoro e perchè i giovani si diplomavano e laureavano in scuole ed università senza trovare poi un lavoro appropriato.

La Palestina sta vivendo anno dopo anno un'involuzione rispetto a questo problema. 
Prima del 1994 la popolazione poteva lavorare ovunque nella Palestina "Storica" (N.d.r. per Palestina Storica si intende la Palestina del mandato Britannico del 1921 comprendente l'attuale Stato di Israele, la Cisgiordania, e la Striscia di Gaza)  ma dopo gli accordi di Oslo il paese è stato suddiviso in "zone controllate da Israele", "zone controllate dai Palestinesi" e "zone a controllo Israelo-Palestinese".
(Per essere onesti questi sono solo nomi sulla carta perchè anche le zone controllate dai Palestinesi sono accessibili al governo Israeliano)
Trovare lavoro nella Striscia di Gaza, o in Cisgiordania, è un'opportunità più unica che rara, perchè vi sono moltissime persone e poche opportunità, cosa che spinge prevalentemente all'emigrazione, o alla ricerca di lavoro negli insediamenti illegali Israeliani, che, il più delle volte, significa sfruttamento e condizioni estreme per le vite dei lavoratori.
L'occupazione Israeliana aggrava la situazione chiudendo i check points tra città e villaggi, distruggendo i terreni agricoli con i bulldozer, danneggiando o distruggendo le infrastrutture e le imprese, cosa che condiziona pesantemente l'economia del paese.
Inoltre la disoccupazione nella Striscia di Gaza è più alta che in Cisgiordania, perchè Gaza è sotto assedio Israeliano da più di 8 anni, il confine occidentale con l'Egitto è chiuso ed a quelli orientali gli Israeliani proibiscono alla gente di Gaza di uscire.
Nonostante tutto ciò i Palestinesi amano l'istruzione.
Anche quando vivono in condizioni economiche disagiate, mandano i loro figli e le loro figlie nelle scuole e nelle università.
I risultati della disoccupazione generano evidenti problemi sociali, come furti ed altri crimini, problemi economici come la povertà o problemi familiari come i divorzi o una difficile infanzia per i figli.
Possiamo immaginare alcune soluzioni contro la disoccupazione.
Prima di tutto dobbiamo essere certi della stabilità del quadro politico.
In secondo luogo abbiamo la necessità di essere attrattivi per investimenti di paesi che possono creare impiego in Palestina.
In terzo luogo il settore privato arabo dovrebbe spendersi maggiormente per contribuire alla crescita della progettualità Palestinese e creare opportunità di lavoro per i Palestinesi. 

Salam Qumsiyeh


Unemployment in Palestine


The Palestinian Central Bureau of Statistics in Palestine shows that 96% of the Palestinian people are educated. We go to school for more than 12 years then we attend universities whether in our country or abroad, we finish bachelor and then most of us continue masters. But, the question is, why is the employment ratio in Palestine around 40% according to statistics?

We define unemployment as: Every person who is able to work, willing to work, and still searching for job, but to no avail. Unfortunately, having no jobs is a worldwide issue. The revolution in Egypt, for example, was because of lack of jobs, and because youth graduate from universities and colleges, but still can’t find a proper work.

Palestine is involving in this problem more and more every year. Before 1994, people could work anywhere in historical Palestine, but after Oslo agreement, the country was divided into “Israeli controlled areas”, “Palestinian controlled areas”, and “Palestinian-Israeli controlled areas”. (To be frank, these are only names because even the Palestinian controlled areas are open for the Israeli governemt!)To find work in Gaza strip and the west bank is almost a unique chance, because there are a lot of people but lake of opportunities, which lead mostly to immigration, or seeking for jobs inside the illegal Israeli settlements, which are most of the time a huge threat on the workers lives!

The Israeli occupation makes it worse by closing checkpoints between villages and towns,bulldozing agricultural lands, and destroying infrastructure and enterprises, which affects the economy of the country.

Moreover, unemployment in Gaza strip is higher than in the west bank, because Gaza is under the Israeli siege for more than 8 years now, the borders from the west with Egypt are closed, and from the east side Israel forbid Gazan people from entering as well!

Despite this, Palestinian people are passion for education. Even though they have bad economic situations and hardly living, they send their sons and daughters to schools and universities.

Unemployment results in social problems, such as crimes and thefts, economic problems, such as poverty, and familial problems, such as divorce and bad upbringing of children.

We can figure out some solutions for unemployment. Firstly, we need to ensure the stability of the political situation. Secondly, we need to attract support from donor countries to invest in Palestine and create more jobs for people. Thirdly, the Arab private sector has to contribute more in Palestinian projectsto increase chances for Palestinians to work.


Salam Qumsiyeh


venerdì 11 luglio 2014

Quando uno straniero critica un Palestinese

Un paio di giorni fa un amico dall'Europa mi ha chiesto: "ma che vantaggio avete nel lanciare razzi? Quando voi Palestinesi lanciate dei razzi diminuite la possibilità, per noi stranieri, di difendervi difronte alle altre nazioni"
Come? Scusa?

Ora lascia che mi spieghi: Israele è un paese occupante, che da 66 anni ruba terra dalla Palestina Storica, e  che, agli occhi del mondo, ha il diritto di difendersi dalla popolazione che occupa, che, di fatto, non ha nè esercito nè armi; ma quando i Palestinesi lanciano un singolo razzo, voi iniziate a criticarci perchè riduciamo per voi la possibilità di difenderci perchè spaventiamo gli Israeliani da se stessi!!!!
Come? Scusate siamo tremendi!!
Le persone Europee o Americane, o di qualsiasi altra nazione, non capiranno mai le reali sofferenze dei Palestinesi senza visitare la Palestina (non Israele) e provare le difficoltà che i Palestinesi vivono ogni singolo giorno. 
Le nostre sofferenze non riguardano la guerra dei missili, ma la vita quotidiana.
Sfido ciascuno di voi a trovare una famiglia Palestnese che non abbia un figlio martire, o che non abbia un figlio in carcere, nelle prigioni dell'occupazione Israeliana, sia sulla base di una condanna che senza accuse specifiche! Oppure qualcuno il cui figlio è stato esiliato lontano da casa dal governo di chi ci occupa.
Potrebbe ance capitare di trovare tutti questi casi anche in un'unica famiglia.
Ogni volta che incontro dei Palestinesi, sia qui oppure quando ho la possibilità di viaggiare all'estero, gli dico di non farsi influenzare prima di venire in Palestina, di vivere la vita quotidiana, e di conoscere la verità.
Ad essere sinceri, noi Palestinesi non abbiamo bisogno di sostenitori ciechi ed acritici. 
Abbiamo bisogno di persone che comprendano la situazione, che cerchino la verità e la raccontino con onestà, perchè come Palestinese sono sicura che in questo caso la ragione sia dalla nostra parte.
Nell'Agosto del 2012 ho incontrato i gruppo Italiano l'Uva Grisa, li abbiamo portati in giro, abbiamo mostrato loro il Muro dell'Apartheid, i luoghi storici e la vita in alcune antiche città Palestinesi.
Molti di loro erano già informati rispetto a cosa accadeva in Palestina, ma sono sicura che quell'esperienza abbia comunicato loro molto più di quanto potessero sapere, e che abbia consentito loro di vedere la verità più chiaramente.
Spero di incontrare l'altro gruppo, che scenderà dal 19 al 30 Agosto prossimo e spero che ciò che le persone scese vedranno aiuti loro a comprendere cosa accade realmente in Palestina

Salam Qumsiyeh

 
When a Foreigner criticize a Palestinian!

Couple days ago, a friend from Europe asked me: what benefit do you get from shooting rockets? When you Palestinians shoot rockets you reduce the chance for us as foreigners to defend you in front of our countries.
What?! Excuse me?!
So let me put it this way, Israel is an occupying state, which is steeling land from historical Palestine since 66 years, and in the eye of the foreign world they have the right to defend themselves from the people they are occupying, who have in fact no army and no weapons, but wh
en Palestinians shoot a single rocket, you people start criticizing us for reducing the chances for you to defend us because we made the Israeli people worried about themselves!!!!!!
What?! Oh we are terrible sorry!!
People from Europe and the US or any other country, will never understand the real suffering of the Palestinians unless they visit Palestine (not Israel) and live the suffering they live every single day. Our suffering isn’t about the war of the rockets; it’s about the daily life. I challenge anyone of you to find a Palestinian family whose son isn’t a martyr, or whose son isn’t a prisoner in the occupying Israeli jails, either with a sentence or without one! or whose son isn’t expatriate by the occupying government far away from home, or maybe all of these together in one family.
Every time I meet people from outer Palestine, either here or when I have the chance to travel abroad, I tell them never be biased unless you come to Palestine, live the daily life experience and know the truth. To be honest, we Palestinians don’t need blind cheerers! We just need people to understand the situation, seek for the truth and tell it honestly, because as a Palestinian I am sure and I believe that in this case, we are the owners of the right.
In august 2012 I met the Italian group “L’uva Grisa”, we took them around, showed them the apartheid wall, historical places and the life in some of the old cities of Palestine. Most of them had a background about what is going on in Palestine, but I am sure that this experience taught them more than they already knew, and made them see the truth more clearly. I hope to meet the other group, who is coming from 19th to 30th of next august, and I hope that what they will see will benefit them to realize what is really going on in Palestine.

Salam Qumsiyeh

sabato 5 luglio 2014

Ladies and gentlemen this is Palestine di Salam Qumsiyeh

Svegliarsi ogni mattina e leggere di un ragazzo o un bambino colpito a morte dai soldati Israeliani fa parte della vita quotidiana in Palestina
Si signore e signori, quello che sto dicendo potrà sembrare ironico, ma rappresenta il modo in cui viviamo, ogni giorno sparano a qualcuno, e più diventi grande, più persone conosci e più vicine ti sono le persone morte.
Il 27 Febbraio 2014 a Birzeit, la città dove ho studiato per la mia laurea per quattro anni, Mutaaz Washaha, di 24 anni, ragazzo che li avevo conosciuto, è stato raggiunto da un colpo d'arma da fuoco sparato dall'Esercito Israeliano mentre si trovava all'interno della propria abitazione, e dopo averlo ucciso i buldozers dell'esercito hanno demolito una parte della sua abitazione.
L'11 Marzo, un ragazzo di 20 anni, Saji Darwish, mio compagno all'università, iscrittosi l'anno prima che mi laureassi, è stato ferito a morte all'interno della fattoria della sua famiglia a Ramallah dove amava andare a cavallo vicino ad un insediamento illegale Israeliano!
Due mesi dopo il 15 Maggio, il giorno che noi Palestinesi chiamiamo la Nakba, che significa "la catastrofe" perchè è il giorno in cui fummo occupati dai sionisti, due ragazzi di 17 anni Nadeem e Mahmoud sono stati feriti a morte a Ramallah.
Nadeem era una ragazzo dolce che vedevo abitualmente a Betlemme con gli scout quando i gruppi scout di varie parti della Palestina si ritrovano per celebrare il Natale.
Era un ragazzo sorridente, che amava la vita, circondato da amici che lo amavano, senza menzionare le ragazze a cui piacevano i suoi bei lineamenti.
Il numero è incalcolabile...
Ogni giorno mi sveglio impaurita, con il timore di perdere qualcuno che mi sia più vicino di quanto lo fossero questi ragazzi.
E' stressante chiedere ogni volta come stanno i tuoi amici appena ti arriva la notizia di una sparatoria o della demolizione di alcune abitazioni in qualsiasi parte della Palestina.
Noi Palestinesi subiamo la privazione dei più basilari diritti umani, non ci possiamo muovere liberamente perchè ci sono i checkpoints che dividono ogni città Palestinese e perchè i coloni sono attorno alle città, armati ed in attesa di sparare ad un Palestinese o di rapirlo.
Non menziono nemmeno il fatto che non possiamo andare a Gerusalemme o in nessun altra città all'interno di ciò che è chiamato Israele.
Non possiamo parlare liberamente da quando i media internazionali sono assoggettati al punto di vista Israeliano.
Non possiamo bere l'acqua del rubinetto liberamente, oppure farci un bagno, perchè le risorse idriche sono controllate dal governo Israeliano.
Non possiamo viaggiare liberamente perchè occorre un permesso del governo Israeliano che richiede lunghe trafile burocratiche e se siamo fortunati tanto da ottenere il permesso per poter poi richiedere un visto, dopo aver ottenuto il visto, dobbiamo superare tre confini, quello Palestinese, quello Israeliano e quello Giordano perchè "Israele" non ci permette di viaggiare utilizzando l'aeroporto Ben Gurion.
Ogni giorno mi sveglio sperando in una vita migliore, sperando che le cose cambino e che finalmente possiamo vivere in pace.
Si signore e signori questa è la Palestina

Salam Qumsiyeh


To wake up every morning and read in the news about a kid or a youth that was shot by the occupying Israeli soldiers, is a Palestinian daily life style!
Yes ladies and gentlemen, what I’m saying may be ironic, but this is how we really live, everyday someone is shot… and the most you get older and more social the more closer the died person becomes!
In the 27th of February 2014 in Birzeit, the town where I studied my bachelor for four years, a 24- year-old Mutaaz Washaha, whom I knew from this town, was shot inside his house by Israeli forces, and after killing him, Israeli bulldozers demolished part of his house.
In the 11th of March, a 20-year-old Saji Darwish, one of my fellows at the university, who enrolled at Birzeit University one year before I graduated, was shot and killed inside his family’s farm in Ramallah just because he was feeding his hours near an illegal Israeli settlement!
Two months later in the 15th of May, the day we Palestinians call “AlNakba” which means catastrophe because in this day we were occupied by the Zionists, two 17-year-old boys Nadeem and Mahmoud were shot and killed in Ramallah… Nadeem was a sweet charming boy whom I used to see in Bethlehem with the scout when all scouts from different parts of Palestine gather to celebrate Christmas, he was a smiling boy who loved life and he had a lot of friends who really loved him, not to mention the girls that liked his beautiful face.
And the number is uncountable…
Every day I wake up in fear, a fear of losing someone closer to me than these guys. It is stressful to rush to ask about your friends’ safety every time you hear about shooting or demolishing houses in a certain Palestinian city.
We Palestinians lake basic human rights, we can’t move freely because of the checkpoints between every single Palestinian city and because settlers are all around, holding guns and other weapons waiting for a Palestinian to come near so they kidnap or shoot, not to mention that we are not allowed to go to Jerusalem or any other city inside what is called Israel! We can’t talk freely since international media is controlled by the Israeli point of view! We can’t drink water or take a bath freely as water sources are controlled by the Israeli government! We can’t travel freely because we have to take the permission from the Israeli government, and go through lot of procedures for that, and if you are lucky and got the permission you need to get a visa, and after getting the visa you need to cross three different borders, which are the Palestinian, the Israeli, and the Jordanian, as “Israel” don’t allow us to travel through Bingeriun airport.
Every day I wake up hoping for a better life, hoping that things would change and that we can finally live in peace.
Yes ladies and gentlemen, this is Palestine!

Salam Qumsiyeh